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Il convivio del pensiero critico

La misura della mia età attuale, oltre allo specchio, me la danno i cambiamenti epocali che ho attraversato negli anni: dal telefono a manovella e centralino, al cellulare, all’iphone, dal pennino intinto nell’inchiostro, alla tastiera del computer, dalla ghiacciaia con blocco di ghiaccio sgocciolante al frigorifero con reparto surgelati, dalla striscia gialla appiccicaticcia che catturava le mosche agli spray, la lavatrice, la lavastoviglie, l’aspirapolvere, è stato via via un crescendo; dalla radio ad onde medie a quella di modulazione di frequenza,  alla televisione analogica e digitale, dalla borsa della spesa di rafia alle buste ad impatto vegetale del supermercato.

Maria Domenica Santucci
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Gotico Abruzzese

Qualcuno l’ha definita “l’enorme soffitta in cui tutti vorremmo entrare a curiosare” ed effettivamente è quella la sensazione che si prova varcando la soglia de La Giostra della Memoria, museo che dagli anni ’90 la signora Angiolina Balduzzi gestisce con rara dedizione. Una raccolta inusuale di oggetti di ogni tipo, testimonianze, ammennicoli e soprattutto storie che questa professoressa di filosofia in pensione ha provveduto durante un’intera vita a raccogliere, archiviare, allestire, oggi con il concreto aiuto di sua figlia Valina D’Alessandro, che proprio come sua madre sente il dovere di preservare e continuare a raccontare.

Antonio Secondo
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Vasto Web

La Giostra della Memoria di Angiolina Balduzzi, orgoglio autoctono di San Salvo e dell’Abruzzo tutto

Vatoweb, redazione
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Tesori D’Abruzzo

Ogni festa è una bella storia da raccontare. Così c’è scritto su un cartello appeso tra le mille attrazioni custodite all’interno dello storico negozio che la famiglia Balduzzi avviò nel lontano 1830 a San Salvo, in provincia di Chieti, grazie ad un trisavolo ebanista trentino sceso giù in Abruzzo per acquistare del legname e mai più andato via. La prof. Angiolina Balduzzi – che oggi ne prosegue l’attività insieme alla figlia Valina D’Alessandro – la incontriamo qui, immersa tra pezzi d’antiquariato e oggetti vintage, dopo una vita passata in giro per l’Italia ad insegnare filosofia nei licei. Ed a raccogliere con passione e sacrifici vecchi oggetti e strumenti ormai dimenticati, di quelli che nessuno vuole più, di quelli che le giovani generazioni non hanno mai visto né tantomeno conosciuto. Tanti, tantissimi, forse troppi, ma tutti capaci di creare un collegamento forte e diretto con un mondo ormai remoto, raccontandoci di noi e di ciò che siamo stati.

testo e foto di Ivan Masciovecchio.
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Terre Dei Trabocchi

Il ricordo trasfigura la realtà (cit.), e nei miei ricordi sbiaditi di bambina, negli innumerevoli intrecci tra reale e fantastico, mi torna in mente una casa fatta di passaggi segreti, di percorsi che conducevano a stanze magiche dove bambole e giocattoli si animavano, il mio personale “paese delle meraviglie”.

Carmelita Cianci
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Trigno Sinello

La Giostra della Memoria è un museo diffuso, è un’immensa soffitta in cui tutti vorremmo entrare e curiosare. Si trova al centro di San Salvo, di fronte all’antico palazzo De Vito, a pochi passi dal Museo Archeologico, in un plesso di vecchie case internamente comunicanti. Al loro interno trovano posto oggetti e strumenti che appartengono alla cultura materiale della civiltà contadina abruzzese. Lungo il percorso espositivo vengono proposte al visitatore tematiche legate al territorio e alla valorizzazione delle tradizioni popolari, con particolare riferimento alla Transumanza. Accessibile a diversi livelli e per diverse utenze, la Giostra della Memoria è un itinerario capace di fornire gli elementi essenziali per decifrare il presente e ricostruire il passato, luogo di documentazione, ma anche luogo di sperimentazione e di elaborazione storica e culturale. Per tornare indietro nel tempo, quando la sposa tesseva al telaio la sua dote o lo speziale preparava impacchi con le erbe, quando le felci allontanavano le streghe e la nonna toglieva il malocchio, quando si beveva al boccale o quando i contadini misuravano il tempo con il sole, le pecore camminavano lungo i tratturi e i pastori si fermavano nei santuari.

Trigno Sinello,
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